Atlante delle Foreste Italiane V edizione

Le foreste italiane tra clima, biodiversità e nuove opportunità: la quinta edizione dell’Atlante delle Foreste

È stata pubblicata la quinta edizione dell’Atlante delle Foreste Italiane, un documento che fotografa lo stato della forestazione nel nostro Paese e ne evidenzia il ruolo chiave nelle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici.
Curato da Legambiente, Kyoto Club e Compagnia delle Foreste, l’Atlante analizza i progetti di riforestazione realizzati nel 2024 e le evoluzioni normative che stanno ridisegnando il futuro del verde urbano e del patrimonio forestale nazionale.


Il valore del verde urbano per il clima e la salute

Il documento riguarda la mappatura e l’analisi degli interventi di forestazione in Italia, evidenziando il valore ecologico ed economico del verde urbano e le politiche di adattamento al cambiamento climatico.

L’importanza delle infrastrutture verdi è fondamentale per affrontare la crisi climatica e migliorare la qualità della vita nelle aree urbane.

Gli alberi, infatti, non solo assorbono CO₂ (tra 10 e 20 kg all’anno per pianta), ma riducono le temperature urbane fino a 8°C e migliorano sensibilmente la qualità dell’aria.
Un ettaro di foresta urbana può rimuovere mediamente 17 kg/anno di PM10 e 35,7 kg/anno di ozono troposferico, contribuendo concretamente alla salute dei cittadini.

Nel 2024, in Italia, sono stati piantati oltre 3,1 milioni di alberi, generando benefici ecosistemici stimati in oltre 20,6 milioni di euro all’anno.

Tuttavia, l’Atlante segnala un forte calo degli investimenti privati, con appena 40.852 alberi piantati a fronte dei milioni messi a dimora grazie ai fondi pubblici, in particolare quelli del PNRR.


Questa tendenza desta preoccupazione per il futuro: una volta conclusi i programmi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il rischio è che le iniziative di forestazione e rigenerazione del verde urbano subiscano un brusco rallentamento in assenza di finanziamenti stabili e di una più decisa partecipazione del settore privato.


Un quadro normativo in evoluzione

Sul piano legislativo, il rapporto ricorda che il 40% del territorio europeo è coperto da boschi, ma l’Unione Europea non dispone ancora di una politica forestale comune.
Tra le principali novità:

  • la Soil Monitoring Law, che istituisce un sistema di monitoraggio per la salute del suolo;
  • la nascita del Registro Nazionale dei Crediti di Carbonio, per valorizzare la gestione sostenibile delle foreste italiane;
  • la Direttiva EUDR, che vieta l’importazione di prodotti legati alla deforestazione.

Questi strumenti mirano a costruire una cornice normativa coerente che riconosca il valore economico e ambientale delle foreste, ma la loro piena efficacia dipenderà dalla capacità di integrare politiche forestali, agricole e climatiche.


Dalle foreste ai Nature Credits: un nuovo valore per la biodiversità

Tra le prospettive più innovative delineate dal rapporto emerge quella dei Nature Credits, strumenti economici che traducono in valore concreto i benefici generati dalla natura.
A differenza dei tradizionali crediti di carbonio, che misurano la riduzione delle emissioni di CO₂, i Nature Credits rappresentano servizi ecosistemici più ampi, come il miglioramento della biodiversità, la rigenerazione dei suoli o la tutela degli habitat.

La Commissione Europea sta lavorando per creare entro il 2027 un mercato volontario dei Nature Credits, che permetta di certificare e scambiare i benefici ambientali derivanti da progetti verificati.
Un sistema credibile e trasparente potrà mobilitare risorse private oggi ancora limitate, rafforzando il legame tra economia e natura.


Opportunità e sfide per il futuro

Per l’Italia — dove la superficie forestale supera il 40% del territorio e la biodiversità è tra le più ricche d’Europa — i Nature Credits rappresentano una nuova frontiera di valorizzazione ambientale ed economica.
Progetti di riforestazione, gestione sostenibile e rigenerazione del verde urbano potranno così generare benefici ambientali misurabili e scambiabili, attirando investimenti e creando valore per le comunità locali.

In un contesto di cambiamenti climatici sempre più estremi, con stress idrico e ondate di calore che minacciano la sopravvivenza delle nuove piantagioni, diventa indispensabile basare ogni intervento su solide analisi del suolo e del clima e su una progettazione tecnica accurata.
Solo così le nuove foreste potranno diventare un capitale naturale durevole, capace di rigenerare il territorio e rafforzare la resilienza delle comunità.


🔍 Cosa sono i Nature Credits e come funzionano

I Nature Credits sono unità di valore ambientale che rappresentano benefici misurabili per la natura, come la tutela di habitat, la rigenerazione del suolo o l’aumento della biodiversità.
Ogni credito corrisponde a un impatto positivo concreto, verificato e certificato da enti indipendenti, secondo standard scientifici condivisi.

Possono essere acquistati da aziende, enti o cittadini che intendono compensare parte del proprio impatto ambientale o sostenere iniziative di conservazione.
Ecco come funzionano in sintesi:

  1. Il progetto: un ente, pubblico o privato, realizza interventi di riforestazione, rinaturalizzazione o tutela della biodiversità.
  2. La certificazione: un organismo indipendente misura e verifica i benefici prodotti (es. aumento di specie, miglioramento della qualità del suolo, riduzione di emissioni).
  3. L’emissione dei crediti: i benefici vengono convertiti in Nature Credits registrati in un sistema ufficiale.
  4. Lo scambio: imprese o soggetti interessati possono acquistare i crediti, finanziando così la conservazione della natura.

L’obiettivo europeo è costruire un mercato volontario affidabile che integri pubblico e privato, garantendo trasparenza, tracciabilità e un reale impatto ecologico.

Vedi pagina dedicata ai Nature Credits o Crediti di Biodiversità


Fonti:
Atlante delle Foreste Italiane – V edizione (2024)
Legambiente, Kyoto Club, Compagnia delle Foreste