Adattamento Evolutivo

Non c’è modo più appropriato per partecipare alla ricorrenza del Darwin Day se non illustrando un interessante caso di adattamento evolutivo che riguarda il comportamento di un lepidottero e la sua relazione con una pianta. Lo spunto me lo ha dato una farfalla che ieri sera è venuto a posarsi vicino alla finestra della casa del mio amico Celso, direttore di un Parco qui in Costa Rica dove sono ospite per alcuni giorni.

La farfalla, certamente bella, (già lo dice il nome), Urania fulgens, ha attirato la mia attenzione perché è una farfalla diurna, ma svolazzava nella sera, attirata dalle luci di casa prima che si fermasse a riposare. Celso mi ha detto che era la prima che vedeva quest’anno, ma nei prossimi giorni molte altre sarebbero arrivate perché siamo nel periodo di una loro rotta migratoria di massa. La migrazione è principalmente interna, passando le farfalle dalla costa Atlantica a quella Pacifica attraverso le montagne. Tuttavia, la portata della migrazione non è ugualmente evidente ogni anno poiché si presenta con intensità diverse. Infatti la distribuzione delle popolazioni migranti è determinata anche dalla presenza della principale pianta ospite Omphalea spp., una Euforbiacea delle cui foglie e frutti si nutrono i suoi bruchi.

U. fulgentes non è molto abbondante in Costa Rica quando non effettua movimenti migratori, e quindi non è facilmente osservabile. Ha popolazioni non migratorie al di sotto dei 600 m. di altitudine su tutto il versante atlantico e al centro e al sud del versante pacifico. Gli adulti si trovano solitamente in habitat umidi, dove si vedono volare tra la fitta vegetazione. Si possono osservare i maschi bere acqua o assorbire minerali durante le giornate calde nelle pozzanghere per le strade e nella sabbia sulle rive dei fiumi. Per riposare gli adulti si attaccano al lato adassiale delle foglie, con la testa rivolta verso il basso e con le ali completamente aperte.

Durante le periodiche migrazioni di massa, gli individui adulti viaggiano in direzione sud-est attraversando alcuni Parchi come quello di Tapantì dove trovano rifugio temporaneo e alcune specie di piante, qui ancora presenti, come Inga spp. (Mimosaceae), Croton spp. (Euphorbiaceae), Lantana camara (Verbenaceae) e Acnistus arborescens (Solanaceae) sui cui fiori si nutrono.

Non si sa se ci sono luoghi di destinazione, ancora sconosciuti, sulle montagne dell’America centrale, con abbastanza piante in fiore per sostenere la migrazione di milioni di individui, che nell’anno successivo torneranno ai luoghi di origine nelle pianure.

Riguardo alla loro inconsueta attività notturna osservata, apparentemente attirate dalle luci delle case e dell’illuminazione pubblica, una spiegazione proposta è che, data l’elevata densità di individui, è molto probabile che alcuni di loro, spaventati da qualche causa mentre dormono, nel tentativo di scappare volino verso le fonti di luce, come notato anche per alcune altre farfalle diurne, senza che ciò significhi che U. fulgens abbia un’attività notturna.

Un interessante fattore che incoraggia la migrazione sembra essere legato alla fluttuazione della tossicità della pianta ospite Omphalea. Questa variazione appare proprio concomitante e dipendente dalla presenza delle farfalle e dei loro bruchi delle cui foglie e frutti si cibano. Le ricerche, tuttora in corso, hanno dimostrato che le migrazioni sono determinate da cicli di alta e bassa tossicità della pianta ospite. I livelli di tossine sono stimolati dall’attacco delle larve alle foglie. All’inizio, quando le farfalle arrivano e iniziano a depositare uova, la tossicità della pianta è bassa, ma aumentando la presenza di bruchi, le piante innalzano il loro livello di tossine per difendersi, costringendo le farfalle a migrare in altri siti lontani dove le piante non sono state ancora “attivate” dalla loro presenza.

Questa migrazione di massa e l’interessante correlazione funzionale e comportamentale tra pianta e animale avrebbe senz’altro stimolato la curiosità di Darwin. Purtroppo la deforestazione sta alterando i siti deve è presente la pianta ospite e quindi minaccia direttamente anche la sopravvivenza di questa bellissima farfalla come di tante altre specie. E questo non avrebbe fatto piacere all’illustre naturalista.

Foreste per Sempre ricordando Darwin in questa ricorrenza, ricorda che ciascuno può dare il suo contributo per proteggere e salvare questi fondamentali ecosistemi e tutta la vita che albergano.

La Natura ringrazia!

La bella Urania che mi ha fatto visita attirata dalla luce 
Una specie di Omphalea, la pianta ospite di Urania
Bruco di U. fulgens che si ciba su un frutto di Omphalea

Darwin Day

Prof. Dario Sonetti – Vice Presidente di Foreste per Sempre con delega di rappresentanza per l’area dell’America LatinaBiologo, già docente presso la Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie dell’Ateneo di Modena  e Reggio Emilia. Socio Fondatore del Corpo Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia di Modena. Direttore scientifico della Stazione di ricerca “Italia-Costa Rica” presso il Refugio de Vida Silvestre Reserva Karen Mogensen – Nicoya C.R.